Cavarnere, si gira pagina

Che cosa ci sarà di così misterioso a Cavarnere. Tredici faggi disposti in cerchio, neanche così regolari. Una casera disabitata, tutt’attorno grandi prati morenici, quelli che vengono pettinati come tappeti persiani. Perché qui hanno davvero a cuore i pascoli. E sono gelosi di Cavarnere, gli abitanti di Trichiana e dei suoi borghi. Ogni anno uno spettacolo, a ottobre, che rievoca strane storie di streghe, di sabba e di stregoni. C’è chi dice che ci siano passati i Celti, chi invece sostiene semplicemente che quegli alberi siano stati piantati per far ombra al caserin. Fatto sta che, quando ci vai, qualcosa ti sfiora la pelle. Una folata di vento, le tredici chiome sussurrano e non c’è nessuno in giro. Riprendo il cammino verso Nate e poi la bella chiesetta di Sant’Isidoro, sacro e profano ben bilanciati in questo anello. Sarà la nostalgia di Melere, quando ci andavo con il motorino per ascoltare i Righeira. Sarà che con questo giro ho completato i 270 km di Borgo Valbelluna, ma oggi mi è salito un senso di malinconia, senza un motivo chiaro. Memorie lontane di elicotteri, di malghe, di mucche, e di fiori donati a Santa Lucia. Domani si volta pagina, sarà il tempo di nuove sfide.