Chi è l'autore di un post

L’avete mai letto questo libro? Parla di logica, di paradossi e già il suo titolo è di per sé stesso un paradosso perché ci intrappola in un loop senza fine. La risposta è il titolo stesso che a sua volta è una domanda. Geniale. Ma capirete perché uso questa metafora alla fine di questa mia riflessione. Da giornalista (e anche da imprenditore) non sottovaluto mai il peso delle parole. Ogni frase che scrivo viene riletta, analizzata, soppesata. Una semplice virgola, se posizionata male, può alterare completamente il significato di un messaggio, trasformandolo in un boomerang pericoloso. Quando un testo mi sembra tecnicamente corretto, lo filtro ancora attraverso i miei valori etici e morali prima di pubblicarlo. Per carità, non sono infallibile, sbaglio come tutti gli umani, ma almeno ci provo. Questo processo non è diverso da ciò che, in ambito aziendale, viene definito con termini come "compliance" e "due diligence": la cura nel rispettare regole, valori e standard per proteggere la reputazione. Ne parlavo proprio ieri sera alla cena aziendale. Ma guardandomi attorno, mi rendo conto di quanto spesso queste attenzioni vengano dimenticate. Oggi i messaggi sono scritti di fretta, mossi da emozioni immediate o reazioni impulsive. Nei social, in particolare, si tende a pubblicare senza pensare e le conseguenze di questa superficialità possono essere devastanti anche per noi stessi. La questione si complica ulteriormente con l'avvento dell'intelligenza artificiale, che sta prendendo piede con una velocità impressionante. L’uso dell’AI nella scrittura, come ad esempio ChatGPT, appiattisce, omologa, spersonalizza, sa anche distorcere portandoci nel campo delle fake news. E il suo uso è molto più frequente di quanto pensiamo. Non è facile da stanare, ma basta avere un po' di “naso” e si capisce quando un post è scritto con ChatGPT: una sintassi artificiosa, aggettivi sproporzionati, emoticon nella suddivisione dei capitoletti, sono soltanto alcuni degli elementi caratteristici. E mentre l'intelligenza artificiale avanza, dove si posiziona il confine tra reale e metaverso? È una sottile linea che ci sta sfuggendo di mano. Orwell, nel suo “1984”, scriveva che la macchina comanda l’uomo e mi sa che ci aveva azzeccato quel tale. Quando leggo un post mi chiedo spesso: chi ha scritto queste parole? È davvero l’autore del profilo o è un riflesso di un algoritmo? Ecco allora che la mente si intrappola in un loop, proprio come il titolo di quel libro che ho volutamente riproposto per questa mia breve riflessione, navigando in un paradosso in cui non è più chiaro chi scriva, chi comunichi, chi pensi davvero in questa strana era dell’intelligenza artificiale che, senza che ce ne accorgiamo, ci sta inghiottendo.