Dove la casara diventa casera
Immaginando la circumnavigazione del Massiccio del Grappa è intuibile come la posizione geografica inserita in tre diverse provincie influisca nella parlata locale. Camminando in senso orario a partire da nord, infatti, dal dialetto bellunese si passa a quello trevigiano per poi incontrare quello vicentino. In questo viaggio del lessico popolare attorno al monte, cambiano le culture e di conseguenza i termini dialettali. Tutto ciò in modo sostanzialmente progressivo, tranne nell’area vicentina dove il passaggio appare alquanto drastico. Prendendo come esempio il vocabolo “casera”, ossia l’edificio di alpeggio in cui veniva lavorato il latte derivante da caseus/caseolus (formaggio), poi esteso per consuetudine a tutte le case rustiche di montagna, lo sentiamo pronunciare così a nord, a est e a sud del Massiccio. Poi passa in maniera netta in “casara” a ovest non appena si varca la linea mediana che collega la Valle Santa Felicita al Col Póro nello sbocco in pianura nei pressi di Romano D’Ezzelino e così si sente per quasi tutta la Valbrenta. Ma qual è il punto geografico in cui torna ad essere nuovamente “casera”? Secondo gli abitanti di Rivalta, il passaggio per convenzione popolare è la linea Finestron-Val Gallina poco a sud di Cismon del Grappa. Là, infatti, la casara torna ad essere pronunciata casera, così come la manara diventa manera, il fagaro, fagher e così via.