Gentiluomo, oltre che nobile

Molti anni fa stavo scrivendo il secondo libro sulle Prealpi e cercavo di completare un “sentiero nascosto” nella zona di San Gallo, a Farra di Soligo. Vi era un passaggio alquanto caratteristico, che transitava in un boschetto per poi sbucare in quella strana casa di caccia con l’occhio disegnato sulla facciata, che domina la pianura dall’alto. Area privata, mi dissero. Riuscii a prendere contatto con il proprietario. Un conte. Varcando la soglia della cantina, riflettevo sulla percentuale di successo, praticamente zero pensando ad altre esperienze. E invece, conoscendolo quel conte, fu l’opposto. Anzi, oltre a darmi il via libera senza tante storie, mi entusiasmò a tal punto parlando dei suoi cimeli longobardi e di famiglia, che ne feci pure un documentario insieme ai suoi figli e alla gentile consorte. Quel giorno uscii dalla cantina carico di energia, portando con me il ricordo di un nobile, ma prima di tutto di un gentiluomo. L’altro giorno se ne è andato, Rambaldo Bevacqua di Panigai, senza far tanto chiasso sui giornali. D’altronde era il suo stile, di uomo riservato. Mi resterà un bel ricordo di questa nobile persona, che amava così tanto i cipressi dei longobardi ai piedi dell’occhio vigile di Villa Maria.