Gli alberi monumentali
Riprendendo un bel post dell’amico Roberto Frison in quel del Monte Grappa, vorrei anch’io ricordare i testimoni viventi della storia delle nostre montagne: gli alberi monumentali. Non ho un bagaglio di conoscenza per accodarmi a Frison per il Massiccio, perché lo conosco solo da poco più di un anno, mentre mi è un po' più familiare la situazione prealpina. E allora mi vengono in mente il Castagno del Paradiso sopra San Lorenzo, il Castagner de Piero che poi è anche punto fiduciale sulle mappe, dalle parti del Cartizze. E il magico Faggio della Via dell’Acqua di Cison, così come la Sophora Japonica Pendula di Tezze di Piave, o il Fagheron di Camp de Supiane a Osigo, il Castagneron di Code di Bosco a Villa di Villa, e ancora i frassini di Malga Molvine, il pioppo tremulo del Colesel e i faggi dei Borri a Pianezze. Ma ce n’è uno che vorrei ricordare come l’eroe dei nostri boschi: il faggio di Collié a Miane. Imponente, maestoso, era già presente quando il Veneto faceva parte della Repubblica di Venezia. Se ne è andato come un fuscello una decina d’anni fa, e con lui tanti ricordi, di intere generazioni. Sono fiero di averlo potuto ammirare quel gigante. Gli alberi monumentali sono sacri e vanno rispettati come simbolo di una natura fragile. Qual è il vostro albero del cuore?