Gli Anzini di Rivalta
A Rivalta, un pugno di case lungo la Valbrenta, c'è il sentiero degli Anzini. Che cosa significa questo nome? Anzini è l’italianizzazione di “ansini”, singolare “ansin”, termine dialettale riferito ad “uncino”. Erano i ganci in legno ricavati durante la sramatura delle piante che servivano a fissare il carico di legna o fieno da trasportare a fondovalle tramite teleferica. Venivano realizzati a partire da un ramo lungo circa mezzo metro unito ad un pezzo di tronco di 20-30 cm, attorno al quale veniva attorcigliato un pezzo di stoffa imbevuto di olio o grasso per facilitare lo scorrimento. Nella zona di Rivalta funzionavano quattro teleferiche costituite da una fune metallica tesa tra due punti a diverso livello e assicurata a robusti cavalletti infissi nel terreno, lungo la quale si facevano scendere i carichi per gravità. Non era quasi mai possibile sfruttare un’unica tratta per la presenza di colli intermedi, per cui venivano realizzate delle stazioni di sosta in muratura chiamate “poste”. La partenza della teleferica era costituita da un traliccio di pali di maggiociondolo legati tra loro a forma di piramide, il “brincon”, che serviva a sostenere e regolare l'altezza da terra del filo per consentire un agevole carico. Nella posta di arrivo, a valle del terrapieno di fissaggio della corda, era presente un palo trasversale che fungeva da mulinello tendi fune, bloccato da un “levarin” di ferro. I carichi venivano imballati con le cosiddette “sache”, corde artigianali ricavate attorcigliando dei polloni di nocciolo. Lungo il sentiero sono visibili tutt’oggi diverse tratte di funi abbandonate, le più antiche sono di tondino di ferro pieno, le più recenti di cavo multifilare.