La leggenda del Lago Morto

Il lago Morto sul Fadalto ha sempre suscitato un alone di mistero circa le sue origini, probabilmente per la sua profondità che rende le acque buie e tenebrose. Per questo sono nate delle leggende popolari. Si diceva che vi fossero pesci dalle sembianze umane, oppure che era proibito entrare con la barca a pescare perché si veniva inghiottiti dalle acque. Come accaduto in altri laghetti di montagna, anche qui vi è una leggenda che parla di un paese scomparso:

«Tanto tempo fa, dove oggi c’è il Lago Morto, sorgeva un paese. Tra la gente, come dappertutto d’altronde, c’era le persone buone e quelle cattive, mischiate insieme come fossero radicchio ed erbette nelle aiuole dell’orto. Una domenica, mentre suonavano le campane per la messa, una donna invece di andare in chiesa si mise a filare la lana accovacciata sul ciottolato di fronte alla sua abitazione, prendendo in giro tutti quelli che si recavano alla funzione. La messa iniziò e, durante il Santus, ogni qualvolta che le cadeva dalle mani il fuso, iniziò a sgorgare una vena d’acqua nel punto in cui era caduto. Lei non fece caso di quanto stava succedendo, ma i fedeli non appena uscirono dalla chiesa a fine messa, scapparono impauriti sulle pendici del Pizzoc. Si girarono ad osservare la valle e notarono con stupore che l’acqua ormai era arrivata a coprire anche il cimitero e sopra galleggiavano le croci. Essi fecero la conta tra di loro per vedere se ci fossero tutti e si accorsero che mancava all’appello proprio la donna che filava. Guardando con attenzione notarono che sul fondo dell’acqua si intravvedevano le sagome bianche e rosse delle case e la chiesa era ancora illuminata. Il parroco, che era corso sulla montagna insieme ai paesani, cominciò a piangere ed urlò: “è rimasto il crocifisso dentro, dobbiamo andare a recuperarlo!” I più coraggiosi dei fedeli dissero: “andremo noi!” e così partirono per poi tuffarsi tanto da sembrare dei pesci. Ma quando arrivarono di fronte alla porta della chiesa, per quanto forte spingessero, non riuscivano ad aprirla. Così ritornarono sui loro passi, avviliti ed a mani vuote. Il parroco allora cercò di ridare coraggio a tutti, ed esclamò: “il Signore vuole che vada io! Voi continuate a tenermi d’occhio e se noterete che avrò aperto la porta della chiesa, vorrà dire che sarò riuscito a salvare il crocifisso e con lui tornerò indietro, salvandomi. Altrimenti rimarrò sott’acqua per l’eternità!” Si immerse vestito com’era e, come sfiorò le porte, esse si spalancarono permettendogli di entrare. Dentro non vi era nemmeno una goccia d’acqua e le candele erano tutte accese. Andò sull’altare maggiore quindi, prelevato il crocifisso, tornò indietro ed uscì. In quel momento la chiesa fu invasa dalle acque ed il parroco cercò di risalire il più velocemente possibile, parlottando con il Signore che teneva tra le braccia. Raggiunse i fedeli ed insieme a loro vide le acque diventare sempre più scure. La chiesa non aveva più luce ed era scomparsa nelle tenebre. Oggigiorno, quando il livello del lago cala, si intravede ancora la punta del campanile».