La stecca prealpina - Giorno n.22
C’era una volta un paesino, o meglio, non c’era per niente perché comparve quasi all’improvviso grazie ad un forziere pieno di denaro. Non è un romanzo di Stevenson, ma pura verità ciò che è accaduto in mezzo ad una prateria ai piedi del Monte Faverghera. Ma andiamo per ordine, siamo gli inizi dell’Ottocento e da queste parti le truppe austriache erano solite transitare per la Strada Postale dell’Impero, l’attuale Statale Alemagna 51, portando con sé denaro e documenti preziosi. Non si sa per qual motivo, forse un bicchiere di troppo in una delle tante osterie che funzionavano lassù, fatto sta che una di queste guarnigioni di soldati d’oltralpe una sera dimenticò un forziere a Basso Fadalto. La scena fu notata da Antonio Balbinot, detto Toni Brìgola perché teneva sempre la britola in tasca, che non ci pensò due volte a nascondere il tesoro nel letamaio sotto la Zengia delle Caloneghe. Aspettò qualche giorno, nessun dietro front da parte degli austriaci, ed ecco che molti terreni a nord del Col Desagne divennero di sua proprietà. Edificò pure le case, che diedero vita così a Borgo Brìgola. Fantasia? Pare proprio di no, perché dalle informazioni che ho ricevuto da un discendente di quinta generazione, Orlando Beltramin, sono riuscito a ricostruire la storia. Grazie ad indagini effettuate presso l’archivio di stato di Treviso nel 2014, ho rilevato che nel catasto Napoleonico del 1813 ed in quello Austro Ungarico del 1827 la località era nota come “Val Calde”, cosa confermata anche con il censo stabile attivato Austro Ungarico del 1842. In seguito, appare il borgo, inizialmente detto “Da Brìgola”, in tempi più recenti ribattezzato semplicemente “Brìgola”. E sono emersi pure gli atti di vendita dei terreni sottoscritti dalle ricche famiglie Vittoriesi De Mari e Marson proprio ad Antonio Balbinot. Una vera fortuna aver potuto conoscere Orlando, che oggi soggiorna un po' acciaccato alla casa di riposo mentre sogna i verdi pascoli del borghetto nato dal tesoro austro ungarico.
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