La stecca prealpina - Giorno n.50
Sul colle di Roncavazzai, alle porte di Follina, un cippo in pietra sorge isolato in mezzo ad un praticello a ricordo di un’antichissima leggenda. Si narra che nell'VIII secolo, prima dell'arrivo dei monaci cistercensi fondatori del monastero di Follina nel 1150, i benedettini nascosero in quel luogo l'antica scultura della Madonna, per sottrarla alle devastazioni iconoclaste. La statua rimase interrata fino all'anno Mille, quando fu rinvenuta durante l'aratura dei campi. Per volontà divina i buoi improvvisamente si rifiutarono di continuare ad arare, segnalando così la presenza, sottoterra, della statua della Madonna del Sacro Calice, in seguito collocata in Abbazia. Da allora la Vergine troneggia sull’altare maggiore ed è tuttora oggetto di devozione e di pellegrinaggio per moltissimi fedeli che giungono da ogni parte d’Italia e dall’estero. L’Abbazia di Follina è uno dei gioielli più importanti del nostro patrimonio culturale. Da oltre otto secoli una delegazione proveniente dall’Alpago la raggiunge ogni anno per venerare la Madonna in occasione della Pentecoste. A proposito di questa tradizione, i continui contatti tra gli alpagoti e la gente trevigiana, ha generato come è lecito pensare, stanziamenti e congiungimenti familiari. Nella vicina Combai dal XVII sec. i ceppi dei Marigo e dei Da Borgo d’Alpago furono raggruppati in Al Pagosso, ovvero dell’Alpago. È nato quindi il cognome Pagos tuttora diffuso nella pedemontana.
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