La storia si ripete
Oggi, 7 ottobre, ricorre la festività di Santa Giustina e l’anniversario della Battaglia di Lepanto del 1571, evento che segnò una svolta nella difesa di Venezia contro l’avanzata ottomana. Anche nelle nostre terre della pedemontana trevigiana si ricorda questo avvenimento storico, attraverso una curiosa leggenda: la Croda del Turco. Si narra che nel Quattrocento un soldato ottomano, deciso a colpire la chiesa di Santa Giustina a Soller, raggiunse la sommità delle Fratte, pronto a scagliare frecce. Ma, mentre si preparava, il suo cavallo cominciò a dimenarsi, sprofondando nella roccia che divenne improvvisamente tenera. Disarcionato, il cavaliere e il suo destriero furono inghiottiti, salvando così la chiesa dall’attacco. Da allora, i segni degli zoccoli rimasti impressi sul masso sono il ricordo di questo evento e ogni anno viene celebrata una Messa nella chiesetta di Santa Giustina. La leggenda della Croda del Turco in realtà ci porta indietro nella storia con fatti realmente accaduti, nel periodo di conflitto tra l'Impero ottomano e la Repubblica di Venezia, non solo nel mediterraneo ma anche nelle nostre regioni. Le incursioni dei turchi in Veneto e Friuli-Venezia Giulia si svolsero a più riprese, a partire dalla seconda metà del Quattrocento. Entrarono da est, assediando i territori della Repubblica di Venezia, indebolita dalle continue lotte per la difesa del levante contro l’avanzata ottomana. Superarono prima l’Isonzo, poi il Tagliamento, quindi il Livenza, saccheggiando interi villaggi e creando ovunque morte e distruzione. E in effetti fu una vera carneficina a quanto pare. Tra le scorribande più sanguinose vi fu quella del 1477, “brusando la patria per tutto” come indicato in una iscrizione della chiesa di Tricesimo, ma l’attacco più terribile fu quello del 1499, che provocò oltre settemila vittime. A nulla servì l’ordine impartito alla popolazione locale di scavare fossati nelle pianure per frenare l’avanzata della cavalleria nemica e di bruciare tutto il fieno per impedire il rifornimento dei cavalli. Le maggiori devastazioni colpirono l’area friulana, ed è significativo ricordare che ancora oggi le campane della chiesa di Vigonovo, frazione di Fontanafredda in provincia di Pordenone, suonano a morto la sera del 30 settembre, a ricordo di quei terribili fatti dell’anno 1499. I tentativi di arginare il pericolo ottomano costruendo varie strutture difensive in alcune città, tra cui Gradisca, ebbero scarso successo. Un debole piano di azione che più tardi avrebbe fatto nascere la città fortificata ideale, Palmanova, la stella a nove punte che rappresenta ancora oggi un ineguagliato gioiello architettonico militare. L’avanzata dei turchi coinvolse anche il limite orientale trevigiano, tanto che il castello di Villa di Villa a Cordignano fu assediato e dato alle fiamme dagli invasori che arrivarono a lambire il Campardo, ovvero la zona pianeggiante dove si trova San Fior. Non è escluso che anche l’area pedemontana raccontata nella leggenda di Soller sia stata coinvolta in queste sanguinose irruzioni.
Oggi c’è un altro anniversario, quello dell’attacco di Hamas contro Israele. Gli antichi ricordi si intrecciano con le preoccupazioni attuali, facendoci riflettere su come certi eventi si ripetano nella storia, magari in forme solo apparentemente diverse.