Le colonne annodate dell'abbazia di Vidor
Nei prossimi giorni parlerò in un articolo delle misteriose colonne annodate dell’abbazia di Vidor. Dette anche colonne ofitiche (dal greco òphis, serpente), hanno attraversato secoli di storia, magari raccontate ampiamente in taluni periodi, poi il nulla. Probabilmente opera dei Maestri Comacini, abilissimi artigiani legati ai Templari chiamati ad erigere chiese e monasteri in tutta Europa fin dall’epoca longobarda, sembrano essere il simbolo della doppia natura umana e divina di Cristo, nonché del Padre e del Figlio uniti dallo Spirito Santo. Alquanto rare, da noi emergono in una manciata di abbazie, tra cui quella di Vidor, appunto, e a Follina. Un significato simbolico regolato su misure e proporzioni ben definite che ci sfuggono, come accade nel linguaggio matematico della natura a cui non sappiamo dare una risposta, eppure esiste. Ne sono un esempio il Nautilus, mollusco marino dalla forma inconfondibile, che è curvato sulla base di una spirale logaritmica, ma anche il numero dei petali di alcuni fiori, come la margherita, regolati dai numeri di Fibonacci, oppure l’infinito mondo del frattale, complessa figura geometrica, basata sulla ripetizione della forma su scale diverse, da cui scaturiscono in natura configurazioni straordinarie, come ad esempio il broccolo romano, le felci o gli alberi. Ma potremmo parlare anche delle teorie del “comportamento emergente”, a proposito delle dune di sabbia, delle piume del pavone o delle striature della zebra, dei meravigliosi disegni nel cielo che producono gli stormi degli uccelli o i banchi di sardine. Insomma, nulla è lasciato al caso in natura e i Maestri Comacini forse questo lo sapevano bene o perlomeno lo intuivano.