Piero Piccin di Nove ci ha lasciati
Piero Piccin ha attraversato il Novecento e un quinto di questo secolo sempre fedele alla grande Montagna, il Visentin. Passare davanti alla sua casa, di ritorno dai faticosi sentieri della Valona, del Verdil, delle Lisse, era per me come l’ultimo giro di pista quando ti senti trionfante. Ed era come rendergli omaggio perché ci teneva tantissimo che li frequentassi e li raccontassi quei duri sentieri che lui ben conosceva, che aveva percorso fin dall’età di sei anni, quando era già in marcia con papà Giulio a falciare l’erba. È stato testimone di incredibili vicende della Seconda Guerra Mondiale, come l’aereo B24 caduto a pezzi poco distante da Nove, o l’assassinio di Sabbatani che scatenò le rappresaglie tedesche. Mi raccontò sottovoce anche della rogna che colpì tutta la sua famiglia nel “43, dei panni bianchi stesi sul cortile del borghetto per lanciare l’allarme “ai omeni su in montagna”, delle notti passate in grotta alle Strapeze. Roba di altri tempi, vien da dire, eppure sono riuscito ad ascoltarle e scriverle. Addio Piero, fa l’ultima camminata sul Troi de Medo che ti ha condotto lassù.