La stecca prealpina - Giorno n.33
Le strette viuzze, i panorami sulle colline del Soligo, le vecchie case sospese sui ripidissimi vigneti fanno di Collagù un borghetto dove il tempo si è davvero fermato. Agù, aguzzo, queste le origini del suo nome che si riferisce al retrostante colle dove agli inizi del Novecento funzionava un osservatorio di climatologia. Aria buona, evidentemente, in quel pittoresco villaggio fondato dalla nobile famiglia Bottari De Castello di Solighetto che nel 1932 pensò di impreziosirne il valore edificando una nuova chiesetta intitolata alla Madonna Addolorata. L’edificio, sostitutivo del settecentesco oratorio divenuto ormai fatiscente, è di aspetto neoromanico. Presenta un grazioso chiostrino riccamente decorato con dipinti e statue. L’interno è ornato di pregevoli marmi e le pareti sono completamente affrescate. Sull’altare è presente l’urna che contiene le spoglie di Sant’Emilio Martire, traslate da Venezia il 9 agosto 1933 con solenne processione proveniente dal vicino oratorio di San Gallo dove sostarono per qualche giorno (nel 2018 è stato rievocato l’evento in occasione dell’85° anniversario). Il 28 ottobre 2001 accanto al corpo di Sant’Emilio furono poste anche le spoglie di Santa Florida, fino ad allora conservate privatamente dalla famiglia Bottari. Oggi il borgo conta soltanto quattro residenti, ma grazie all’opera di alcune famiglie che hanno fondato il Comitato Amici di Collagù, è tornato agli antichi splendori. Tra le iniziative, ogni anno il 15 agosto si svolge la festa in onore di Sant’Emilio e alla Vigilia di Natale si celebra la Novena. Moltissimi i fans di Collagù, tra questi un posto di prim’ordine lo occupa l’attuale sindaco Mattia Perencin che, oltre ad aver vissuto la sua infanzia lassù a fianco del nonno Luigi Busetti, sa pure suonare abilmente le campane. Per raggiungere Collagù vi sono i sentieri dal Bosco Impero, dalle Vedette e dal Colle di San Gallo, oltre alla Strada Giuliana e ai due accessi carrabili che partono rispettivamente dalla Monchèra e da Soligo.
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