La stecca prealpina - Giorno n.1 e n.2

In tutta la Vallata, quella che da Revine corre fino a Cison, vi è una stradicciuola che solo la gente del luogo conosce bene per le passeggiate in assoluto relax. È la Via Maestra, o Strada Vecia, che fin dal Medioevo era l’unica direttrice di collegamento tra i vari paeselli. Il tratto vicino a Santa Maria, nei pressi del Lago di Santa Maria in comune di Revine Lago, presenta una curiosità. Buttando lo sguardo a monte, si nota tra i rovi un rudere che a prima vista appare come una delle tante casere tipiche delle Prealpi. In realtà è ben di più. Si tratta dell’antico romitorio della Villa di S. Maria, citato in molti documenti locali del XVII e XVIII secolo. L’ipotesi è anche rafforzata dal nome della località in cui si trova, per l’appunto Riva dei Romit, ma anche “Zele” che, così come la vicina via Celle, evidentemente si riferisce alle cellette dove alloggiavano gli eremiti. E a poca distanza vi è anche Località Monastier, altro toponimo che conferma la storia. È curioso sottolineare che questi  religiosi avevano diritto ad un posto assegnato “di prima classe” presso la chiesa di S. Giorgio a Lago come riportato in un documento della regola datato 1718: «il padre eremitta devino stare nella chiesa di S. Giorgio a man sinistra sul scabello del primo posto…». Secondo alcune testimonianze raccolte dallo studioso Giovanni Tomasi, l’edificio smise la sua funzione nel 1780 ed alcuni anziani del luogo ricordavano che sino a prima della Grande Guerra esisteva ancora la “Brondina dei Romit”, una piccola campanella appesa all’ingresso dell’edificio.

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