La stecca prealpina - Giorno n.3
In questi giorni di quarantena torna più che mai utile uno sguardo al passato a proposito di pestilenze. Vi racconterò una storia a tal riguardo. Sotto il governo della Serenissima quando era imminente la minaccia di un contagio, l'Ufficio di Sanità di Venezia istituiva lungo le strade principali del “Veneto dominio” dei cancelli che svolgevano una funzione di blocco al passaggio, né più e né meno di quel che l’Austria e altri nostri paesi vicini stanno attuando in queste giornate. Queste particolari dogane erano chiamate “rastrelli o restelli di sanità”. Catenacci e serrature poste nella stretta apertura lasciata al passaggio, servivano a bloccare i viandanti a cui era chiesta la “fede di sanità” dalle guardie che sorvegliavano giorno e notte. La fede di sanità era una sorta di garanzia medica che attestava l’immunità al contagio. Se l’ingresso era autorizzato, la fede veniva bollata con un sigillo. Nel caso il viaggiatore usasse la violenza per tentare di sfondare il restello, poteva essere ucciso sul posto. Dalle nostre parti funzionarono diversi restelli. Tra i più importanti, si ricorda quello del Passo Frascon (l’attuale Pian de le Femene a Revine) e quello che si trovava sulla Strada del Canal, l’odierna Statale 51 di Alemagna che oltrepassa il Fadalto a Vittorio Veneto. Era situato a pochi passi dalla Torre di San Floriano e non a caso il vicino lago ha assunto il toponimo, Lago del Restello appunto. Lo storico Laurenti racconta che nel 1586 il restello venne smantellato perché la peste era cessata. Tuttavia sessant’anni dopo, l’8 ottobre 1644, venne ripristinato perché tornò a diffondersi il contagio. Come vedete, la storia si ripete.
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