La stecca prealpina - Giorno n.20

Quanta storia vissuta sul Passo San Boldo, valico di millenaria importanza che nel tempo ha visto passare pastori, mercanti e condottieri, Romani, Longobardi, Franchi e in tempi più recenti gli Austriaci, tutti hanno lasciato il loro segno. Per non parlare poi delle migrazioni religiose, qui sono transitati tantissimi pellegrini che dal centro Europa andavano a Venezia, in Terra Santa, a Santiago de Compostela o a Roma. Ancora oggi, durante l’estate, in tutta l’area della pedemontana si vedono decine di viandanti di lingua tedesca con lo zaino in spalla lungo quella che viene chiamata München – Venedig, è una tradizione durevole la loro. Esiste una curiosa leggenda nata da queste vicende storiche. Alla base del San Boldo, alle porte di Tovena, se ci fate caso c’è un capitello, dedicato a Santa Ottilia. Si narra che nel XIV secolo in questo preciso luogo, stanco per il lungo viaggio, si fosse fermato un pellegrino che portava con sé, in un fagotto, la testa della Santa che avrebbe consegnato poi agli abitanti di Tovena. In effetti quello che ancora oggi viene conservato in parrocchia pare proprio essere il teschio della Santa patrona dell’Alsazia, la badessa benedettina Odile, Odilia o Ottilia, sepolta nel monastero di Mont Sainte Odile, presso Strasburgo, dove sono conservate le restanti spoglie mortali, per l’appunto prive del cranio. Ma le leggende non finiscono qui perché da queste parti gira un antico detto: «A Tovena ghe n’é na machina che cambia na vecia par na dovena». Questa simpatica filastrocca pare riferirsi ancora una volta alla Mittel-Europa, dove in effetti fin dall’epoca rinascimentale vi era la rappresentazione del “mulino della giovinezza”, l’Altweibermühle, una macchina che trasforma magicamente le donne anziane in giovani fanciulle. In alcune città della Germania si svolge ancora oggi una rappresentazione carnevalizia legata a questa leggenda. Le streghe vengono macinate nel mulino ed escono avvenenti ragazzine che si esibiscono in una danza per il promesso sposo.

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