La stecca prealpina - Giorno n.39
La stella alpina, simbolo incontrastato delle Alpi, Edelweiss per i tedeschi. Sulle Prealpi c’è stato un fenomeno molto particolare che vide intere generazioni di donne impiegate nella loro raccolta. Un modo per contribuire al sostentamento delle proprie famiglie, provate dagli stenti delle guerre. Qualche tempo fa ebbi la fortuna di incontrare una delle ultime raccoglitrici, Angela Biz di Longhère, frazione di Vittorio Veneto, che mi raccontò i dettagli di questo particolare lavoro. Tra i primi giorni di luglio e fine agosto partiva a notte fonda sui sentieri di Fais per poter raggiungere le ripide vette del Visentin già alle prime luci dell’alba. Raccoglieva con cura anche cinquemila stelle alpine, e le suddivideva in piccoli mazzetti che venivano poi venduti al maestro Lorenzin di Giais di Aviano. Per Angela Biz e per poche altre amiche, la raccolta delle stelle alpine nell’alto trevigiano rappresentò una piccola fortuna in un periodo in cui c’era tanta fame. Erano gli anni Cinquanta ed ognuno si inventava qualsiasi cosa per poter sbarcare il lunario. Ma che cosa facevano con tutte queste stelle alpine? Andavano in Austria e in Svizzera, dove servivano a decorare cornici, quadretti e souvenir. A San Floriano, poco distante da Vittorio Veneto, gli anziani ricordano ancora “Coletto dei fior”, un commerciante che si occupava di radunare i mazzetti provenienti dalle raccoglitrici delle varie borgate per poi consegnarli a Giais. Era una vera e propria organizzazione commerciale, caporalato in chiave prealpina. E pare fosse anche remunerativo come mestiere, perché Angela senza tanti giri di parole mi diceva «ciapensi schei!». Oggi sappiamo che dal 1974 è una specie protetta, ma chissà perché, fintanto che venivano raccolte crescevano a migliaia, ora che la raccolta è vietata se ne trovano pochissime sulle pendici del Col Visentin.
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