La stecca prealpina - Giorno n.47
Nella nostra parlata locale ci sono molto spesso degli appellativi che suscitano curiosità ed allegria. Strani nomignoli assegnati a guglie, sentieri, località di cui proprio a volte non è facile capire chi li abbia inventati e a cosa si riferiscano. Mi vien da sorridere ogni qualvolta percorro il Troi de Chegastrét, che si ritrova nel versante meridionale del Col dei Moi, e già questo “moi” è tutto dire. Oppure il Troi del Pindol, così come soffermarsi sotto l’imponente blocco calcareo del Crép de le Gatole mi ispira allegria. E potrei andare avanti con la Perlina, Sciafét, Scarpedal, Naronchie, Bombarde, Cirulete, Buricolàt, vallo a spiegare ai turisti d’oltralpe che verranno a visitare il neonato patrimonio dell’Unesco, ma quello che più di tutti mi ha incuriosito in questi anni di scorribande prealpine è indubbiamente il Trodo dei Much che si sviluppa attorno alla vetta del Monte Cesen. Partiamo con “trodo”: è il termine con cui gli abitanti di Segusino, Valdobbiadene e borghi limitrofi chiamano i sentieri, mentre nel resto delle località vengono denominati “troi”, raramente “sentier”. E veniamo al bello, Much. Niente a che vedere con qualche storpiatura di pezzata nera a quattro zampe, l’appellativo invece riporta alle popolazioni germaniche giunte in questi luoghi durante i secoli scorsi. Qui infatti, ma anche nel bellunese, i tedeschi venivano chiamati “much”, così come il “capèl da much” era l’appellativo assegnato all’elmetto dei soldati tedeschi. A proposito di Cesen, due note curiose su questa montagna panciuta che domina Valdobbiadene. Lo sapevate che dalla cima si sviluppano tutto attorno cinque valli disposte come i raggi della bicicletta? La Val Paula, che scende da Mariech verso la Val Belluna presso l’abitato di Marziai, La Valle de Riù si spinge giù a Segusino, La Val di Ron, che prende il nome dall’omonima frazione, La Val Curta, così chiamata per la limitata profondità in direzione di San Pietro di Barbozza e La Val del Pavaron, la più orientale delle cinque, scende impervia verso Guia. Infine, Cesen nelle antiche mappe è stranamente riportato come Sovignana. Il toponimo Cesen invece pare derivare dalla Contea di Cesana, che ebbe grandi interessi commerciali per l’approvvigionamento del legname in queste aree. Secolari tensioni tra bellunesi e trevigiani furono risolte con la costruzione del Capitèl del Garda, oggi scomparso.
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