La stecca prealpina - Giorno n.16
Oggi il frigorifero rappresenta una comodità a cui non diamo il giusto peso, basterebbe andare indietro di un secolo per capirlo. Coloro che potevano permettersi una ghiacciaia erano davvero pochi e molto ricchi oltretutto. Non a caso questi particolari manufatti si trovano quasi sempre nei pressi di grandi ville, ma anche nelle vicinanze di ospedali e opifici. Sulla strada che da Vittorio Veneto conduce a Marén ai piedi del Monte Pizzòc, ce n’è una di veramente spettacolare, tuttavia è parte di una residenza privata per cui cercherò di descriverla facendovi entrare con l’immaginazione. Sul prato antistante la villa colonica si nota una leggera protuberanza che interrompe la continuità del terreno, poco distante una porticina decorata con graziosi intagli di pietra. La prima è il tetto della cupola sommitale della ghiacciaia, che rimane sotterrata, la seconda è parte del corridoio di accesso, lungo ben venti metri. Quando entrai la prima volta con la torcia facendomi strada tra i pipistrelli, rimasi impressionato dalla sua grandezza. Lo stanzone principale ha la forma di un igloo ed è alto ben 10 metri con un diametro di 8,90. Sulla sommità si trovano due fori che servivano per arieggiare e per svolgere le operazioni di carico. A fianco vi è una camera secondaria alta poco meno di 4 metri. Di questa “giazèra” non sono riuscito a recuperare documentazione storica, tuttavia credo che servisse a fornire il ghiaccio ai vicini stabilimenti bacologici di Serravalle dove il ciclo produttivo dei bachi da seta veniva gestito regolando la temperatura delle celle di ibernazione.
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