La stecca prealpina - Giorno n.17
Con Gianni Secco ho conversato a lungo a proposito di cultura popolare. Ci siamo sempre capiti parlando di fiabe, veci e tradizioni, in fondo è quel che ho sempre cercato anch’io, con l’unica differenza che nel mio caso c’era uno zaino in spalla. Il mio ricordo di Gianni si miscela con il filò, aggregatore sociale andato in voga fino a metà del secolo scorso più o meno. Allora non c’erano né chat, né Facebook né videochiamate, c’era una vacca nella stalla, un camino acceso, e tanta voglia di guardarsi in faccia. Al filò si condividevano le notizie del paese col passaparola, nascevano gli amori, si tramandavano le usanze. Con Gianni ho passato intere serate nella nostra Belluno, tra una fetta di salame, un bicchiere di bianco e fragorose risate a discutere sulle figure mitologiche nate attorno al filò. Storie di personaggi creati ad arte per spaventare i più piccoli affinché prendessero la retta via. Il Barba Zucon, il Mazarol, tanto per far degli esempi. E quanto tempo abbiamo dedicato a chiederci se fosse più la Redosega o la Marantega Mantoana ad esser diffusa parlando di streghe e befane. Gianni mi diceva sempre “co te va da un veciòt porta sempre al registrator”. E aveva ragione quel belumat. Ciao Gianni, mancherai a tutti.
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