La stecca prealpina - Giorno n.27
Che cosa ci fa una carcassa di un’auto in quel vallone alle pendici del Monte Pezza? Ha dell’incredibile la vicenda che ha generato quell’ammasso di lamiere arrugginite. Siamo negli anni Settanta, si sente ancora l’eco del boom economico e una delle priorità per gli italiani è quella di farsi la macchina nuova. il vittoriese Pietro Vilardi ne ha appena acquistata una, la Fiat 124 Special, che in quel periodo è una delle più gettonate per la casa torinese. Un evento del genere merita una bella festa, niente di meglio che raggiungere gli amici Tomasi, allora proprietari della casera Sonego Frare, in una bella domenica d’estate. L’auto è parcheggiata sul prato quando Giovanni, il figlioletto di Pietro, decide di salire a bordo mentre tutti sono in casa a ridere e scherzare. Impugna il volante e armeggia con i comandi nell’intento di imitare il papà alla guida, come più o meno tutti abbiamo fatto quando eravamo piccoli. Fatto sta che uno di quei bottoni non andava di certo schiacciato. Era quello del freno a mano e, complice una spintarella di una magnifica “bruno alpina” che stava pascolando proprio di fronte, la 124 comincia ad arretrare lentamente. Il bimbo fortunatamente riesce a salvarsi uscendo dall’abitacolo con un balzo fulmineo, ma l’auto in pochi secondi precipita nel dirupo, costringendo così il suo sfortunato proprietario a chiedere un passaggio agli amici per tornarsene a casa. Oggi la carcassa giace tranquilla tra i recinti di filo spinato: non chiamatela spazzatura, ma arte moderna in salsa prealpina.
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