La stecca prealpina - Giorno n.4

Quante volte siamo saliti in cima al Colle di San Gallo, a Soligo, per osservare uno dei migliori panorami sul Quartier del Piave. Da lassù nelle giornate limpide il nostro sguardo arriva fino ai Colli Euganei e non è raro vedere qualche nave da crociera che entra a Venezia. L’hanno scelto proprio bene questo sito i popoli antichi! L’attuale chiesetta risale al Cinquecento ed è stata eretta sulle rovine di un precedente castello distrutto nel 1378 che fu prima della famiglia Da Soligo, poi dei Da Camino. San Gallo, un santo assai raro dalle nostre parti, molto diffuso in Svizzera. A cosa si deve questa inusuale intitolazione? La risposta arriva da un fraticello di nome Egidio che nel 1430 si trasferì da queste parti dopo aver vissuto parecchi anni in Svizzera e in Lombardia. Portò con sé il culto di San Gallo, ma anche un gruppo di amici che lo seguirono ben volentieri con l’idea di creare una piccola comunità ai piedi del colle. Nacque quindi il cognome “Viezzer”, tipico dell’area solighese che, se ci pensate bene, è una storpiatura di “svizzero”. Pellegrinaggi che portano santi e cognomi, ve ne sono molti di questi casi. Rusalèn significa “Hierusalèm”, ovvero chi tornava da Gerusalemme, così come Palmieri si riferisce alla palma in Terra Santa. A San Gallo vi è anche un’altra curiosità, nota come “a cior la son”: in passato qui venivano portati i bambini irrequieti che non riuscivano ad addormentarsi alla sera, si estraeva una scaglietta di legno dalla “Cros de la sòn” posta all’inizio del viale di cipressi e la si metteva sotto al cuscino. A quanto pare funzionava, perché la croce negli anni fu ricostruita diverse volte, erosa dalla continua asportazione dei fedeli. Se avete voglia, quando in pianura c’è nebbia oppure semplicemente per staccare dallo stress quotidiano, salite a San Gallo, contemplate il panorama e osservate gli angoli della croce: ci sono ancora questi segni….evidentemente a fondovalle c’è ancora qualche bimbo capriccioso!

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