La stecca prealpina - Giorno n.44
È una calda giornata di luglio 1974 quando il Caterpillar della cava Codello di Colbertaldo di Vidor si ferma all’improvviso. C’è qualcosa di strano in quella benna che sta scavando tra i sassi e le argille. L’operatore si rende conto che quegli enormi frammenti di ossa appartengono ad uno strano animale, uno dei più grandi esemplari di mammut mai ritrovati nel territorio italiano. Le ossa, sepolte nell’argilla, giacciono sparse e già si possono riconoscere le vertebre, il cranio, un molare, alcune costole, le caratteristiche zanne oltre alla tibia e al femore di una zampa. Subito la notizia si diffonde in tutto il territorio trevigiano e il mammut diventa un piccolo idolo. Nei giorni seguenti viene chiamato un gruppo di esperti per seguire le delicatissime fasi di recupero dei resti dell’animale che nel frattempo alcuni giovani volontari del Centro Montelliano di Ricerche battezzano simpaticamente Gaetano. Si lavora giorno e notte mentre con il passaparola la popolazione affluisce incuriosita per vedere il mammut. Ma come mai un bestione del genere proprio a casa nostra anziché in Siberia? Settantamila anni fa, durante l’ultima glaciazione, due lingue glaciali raggiungevano la pianura trevigiana una a est e una a ovest della dorsale prealpina. Lo spessore di neve e di ghiaccio calava progressivamente per lasciare il posto ad una steppa con ciuffi di graminacee e qualche arbusto, ambiente ideale per questi grandi erbivori tipici delle steppe dell’Europa orientale e dell’Asia. Anche da noi quindi scorrazzava questa sorta di grande elefante, là dove sorgono oggi vigneti, fabbriche e borghi. Nella zona di San Giovanni di Valdobbiadene si era formato un lago più o meno grande come quelli di Revine, a causa dello scioglimento dei ghiacci, e tutt’attorno si creò un ambiente paludoso. Proprio qui fu segnato il destino di uno di questi mammut che, rimasto intrappolato nel fango, morì e per una straordinaria combinazione di eventi fisici si conservò fino ai giorni nostri. Oggi il mammut Gaetano riposa al museo civico di Crocetta del Montello, in bella mostra per scolaresche e appassionati. (nella foto: recupero del mammut, anno 1974 - archivio Italo Spader)
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