La stecca prealpina - Giorno n.45
Dalle parti del Lago Morto in Val Lapisina, precisamente a Borgo Piccin, è custodita una grande ancora, pesantissima e arrugginita. Strana cosa, visto che di barche in quello specchio d’acqua proprio non se ne vedono. Pare essere appartenuta all’ultimo barcone che faceva spola tra Basso Fadalto e la sponda meridionale del lago. Questo servizio di traghetto era già presente nel Cinquecento, quando a Piè di Fadalto, così si chiamava allora l’abitato di Basso Fadalto, funzionava un’osteria che godeva di esenzione dalle tasse a patto che fosse garantito il trasporto dei viaggiatori in caso di impraticabilità della Strada del Canal, poi ribattezzata Via Regia come descritto nel diario di viaggio del pellegrino tedesco Felix Schmidt (in altre fonti Felix Faber). In effetti quella zona è assai franosa, basta alzare lo sguardo verso il Faverghera per rendersi conto dell’imponenza del Gravon del Verdillon, responsabile dei vari smottamenti. Fu uno dei motivi per cui nel 1830 gli austriaci decisero di ridisegnare l’intero tracciato e di spostare la strada ad est della valle. Da quel momento l’antica via del Fadalto assunse il nome di Strada Postale dell’Impero, mentre è del 1928 l’attuale denominazione di Strada Statale di Alemagna n.51. Una storia lunga e travagliata quella del Fadalto, culminata nel 1995 con l’apertura dell’autostrada A27. Oggi la Statale Alemagna è percorsa solo dai pochi residenti, ma per capire quanto fosse attiva in passato, basta prendere in mano una delle vecchie cartoline di qualche collezionista. Il grande traffico generato sull’Alemagna ha fatto fiorire, nei secoli, molteplici attività commerciali e turistiche, specialmente nel tratto di strada compreso tra le due storiche mude del Rinforzo a San Floriano e della Provvidenza a Fadalto, tappe fondamentali di un vero e proprio viaggio d’avventura che si affrontava a piedi o a cavallo. Come ai tempi dell’antica Strada Regia, il viandante aveva la necessità di trovare un alloggio dove dormire e rifocillarsi. Nacquero così trattorie, locande e tante osterie talmente frequentate che in zona vi era il detto «i cavai i se ferma da soi davanti le ostarie».
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